La prima domenica di Avvento
All’alba del nuovo giorno uno strato di fitta nebbia avvolgeva la città. I grandi tetti a punta delle case bavaresi sembravano rimpicciolirsi sotto il suo peso. I corvi, che popolavano la zona, desistevano dal posarsi su quel grande tronco ghiacciato. Lo sfondo era pallido, sfocato, immobile. Era la prima domenica di Avvento. Un giorno di festa. I più avrebbero celebrato attorno ad un abbondante colazione, riuniti con i propri cari e conoscenti. Altri avrebbero passeggiato tra i carretti dei mercatini di Natale (Weihnachtsmarkt), trovando conforto al gelo in un fumante bicchiere di Glühwein. I locali del centro, già riservati da tempo, si mostravano con il loro aspetto migliore. L’austerità del periodo storico strideva con l’abbondanza delle decorazioni, era un carosello di luci, vivande e sonore risate. Tutto intorno era una promiscuità di persone, scrigni di culture dissonanti, portatori di storie, racconti di terre lontane.
La giovane donna si affacciava alla cerimonia e alla vita, con animo incerto ma non per questo meno attraente. Proveniva da un altro Paese. Il colore degli occhi e dei suoi scuri capelli, la sinuosità del suo corpo, piccolo ma proporzionato, erano la dichiarazione più esplicita della sua provenienza. La sua pelle dal sapore di mare, rifletteva ora il pallido colore della neve del Nord. Tuttavia, emetteva alla luce un riflesso madreperlato.
Si ritrovava spesso a passeggiare lungo i viali alberati della città, ne osservava con stupore i colori e le forme, ma non trovava alcuna somiglianza con i paesaggi gelosamente custoditi nella sua memoria. Era proprio quel contrasto, in effetti, ad incoraggiare il suo riemergere dei più dolci ricordi. Passeggiava sotto quei grandi alberi dalle mille foglie cadenti, ed ecco che si ritrovava di colpo su quel lembo di sabbia e sassi, scalfito dall’incessante moto del mare, ove spesso in gioventù si era ritrovata a sognare e a fare l’amore. Era un tumulto di pensieri, memorie, poesie che si rincorrevano ininterrottamente nella sua mente. Era un turbinio di sentimenti passati e presenti, una malinconica ballata di limpide memorie. Era certamente una vita lontana, quella che aveva condotto in quel paradisiaco Paese baciato dal sole. Proveniva da una contesto sociale semplice, da un piccolo villaggio che, come una perla, giaceva adagiato sul Golfo. I suoi genitori le aveva regalato una vita serena, spensierata ed agiata. Una vita che loro non avevano avuto. La sua infanzia non era stata segnata da particolari eventi traumatici. Forse uno tra tutti, la morte della sua amata bisnonna. Aveva sette anni, giocava con emblematica innocenza infantile con tutti i cugini nell’orto fiorito dell’anziana matriarca. Le ortiche crescevano disordinate lungo il perimetro del campo. I gerani e i papaveri in fiore, che facevano capolino dal bianco muretto a secco, esalavano con orgoglio irresistibili note pungenti di rugiada ed erba. Si divertivano a strapparne via i petali, con più forza di quanta ne sarebbe stata forse necessaria ma non per questo con meno rispetto, e ad adagiarli ammucchiati in un piccolo vaso di acqua. Era così che confezionavano le loro preziose fragranze. Le riversavano poi in piccoli contenitori di vetro, che adagiavano con maestria su un banchetto di cianfrusaglie, allo scopo di venderle ai passanti come veri e pregiati profumi. Accanto alle profumate boccette floreali, vi esponevano spesso curiose collanine di variopinte perline, bracciali fatti di filo intrecciato, vecchi gusci di ricci rigurgitati dal mare. Quel mondo di giochi e di fate, con la dipartita della cara bisnonna, per sempre svanì.
E così ora la giovane donna si ritrovava a percorrere una stretta via del paese germanico, a scontrarsi ritmicamente con grandi e bambini e ad ammirare colpita i minuziosi ornamenti natalizi prodotti da pazienti mani artigiane. E ancora una volta si arrestò il suo tempo interiore, una forza soprannaturale la scosse, una gentile presenza le prese la mano e la ricondusse alla sua vecchia casa. La sua adolescenza la incontrò piuttosto precoce, il suo corpo in fretta cambiava e poco più avanti trovò il primo amore. Era acerba, impaziente, trepidante di vita e di sogni. Il suo viso abbronzato, quelle piccole colline ancora inesplorate, offrivano ora un panorama di delicata bellezza. Era il giorno della festa del paese, le strade erano invase di gente e fumi. Ai bordi delle strade bancarelle e uomini strillanti offrivano zucchero filato e palloncini. Poco più avanti la spiaggia desolata appariva come una distesa fiorita, di teli e giovani innamorati. Il cielo stellato si posava audace e gentile sugli amanti appassionati, quasi a volerne incorniciare lo spettacolo sensuale. Il suo amore lo aveva regalato ad un giovane poco più grande di lei. Fu un amore estivo, breve, intenso, appassionato. Al termine della bella stagione, la dolce bambina che un tempo giocava con bambole e rose lasciò per sempre il posto alla avvenente fanciulla.
La vita dopo fu altra, un incessante rincorrersi di attimi, giorni, avvenimenti, pensieri. Gioia, dolore, sorpresa, stupore, luce e tenebra, si abbattevano e avvicendavano burrascosi contro gli argini della sua anima. L’oscurità non è in fondo il risultato di un corpo irrimediabilmente esposto alla luce?
Non si dava pace al pensiero di quanta vita avesse già vissuto, di quanta bellezza avesse attraversato violentemente in quell’unico istante i suoi occhi e la sua esistenza. Era lì, gelida e immobile, in un paese a lei così estraneo eppure mai come ora si era sentita più viva. Un fuoco interiore le ribolliva il sangue nel corpo, avvertiva all’improvviso un forte calore tra le gambe e sul viso. L’apparire fortuito di un volto insensatamente a lei familiare in quel fiume di gente, la ricondusse bruscamente al presente. Un buffo cappello marrone nascondeva uno stanco sguardo pacato, più sotto invece si apriva un sorriso sornione. Qualcosa nel suo modo di fare la scosse. Era reale o pura visione?
Lo seguì senza pensarci due volte mentre lui si avventurava in un vicolo un poco isolato. L’uomo arrestò il suo passo sicuro e si voltò di scatto, posando gentile la sua valigetta di pelle ricolma di libri e scritti, sul gradino della casa vicina. La giovane donna si fermò dinanzi a lui, titubante ma non intimorita. I loro sguardi si toccarono, come fossero gli occhi a volersi baciare, e sembrò come se tutta la storia e il mistero del mondo, confluissero ininterrotti tra le loro anime. Due estranei ora si ammiravano, l’uno perso nell’enigmatico volto dell’altra. Non si dissero mai una parola, né i loro corpi si toccarono. Eppure avvertirono lampante nel cuore e nelle membra l’impeto di passione più irruento che avessero mai provato in tutta la loro vita. Come tutte i misteri più belli del mondo, non seppero mai spiegare a se stessi e agli altri, quanto accaduto. Non si rividero più da allora. Non nella realtà, ma certamente nei loro più intimi sogni. I due innamorati erano frutto di uno stesso minuscolo seme, spezzatosi migliaia di anni addietro sotto l’azione di una mistica forza celeste, che rimase nascosto sotto strati di fango e che germogliò al giusto tempo in due lande diverse del mondo. I due amanti perduti erano la metà di una mela perfetta. Le loro anime in perpetua ricerca erano per sempre destinate a incontrarsi e a rinnovare all'unisono la loro immortale promessa d’amore.
Lady Margot
Novembre 2022
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