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Writer's pictureLady Margot

Il Café del Civico 13

All’ombra di una maestosa pianta tropicale, giaceva immobile la gentile signora. Provava quel giorno un insolito e insistente gelo interiore, come se uno spettro dispettoso le avvolgesse prepotente per intero il corpo. Il mite autunno dorato, lasciava ormai il posto al rigido inverno. Le strade erano una distesa di fogliame e fango, generatosi abbondante a seguito delle cospicue piogge. L’aria appariva densa, rigonfia di umidità, e quasi feriva il volto e le nude estremità esposte ai suoi venti. Il forte odore di fumo e legna bruciata, si disperdeva a fatica dai camini sopra i tetti della città. Le lunge giornate estive, dagli incantevoli tramonti infuocati, avevano ormai ceduto il passo alle più profonde oscurità della lunga e bianca stagione. L’antica biblioteca universitaria del centro cittadino era ricolma di giovani studenti, che cercavano disperati di rompere il monotono scandirsi lento e pesante del tempo, circondandosi dei propri simili. L’uomo soleva percorrere estenuato ogni giorno la stessa strada, che dalla stazione lo conduceva agli uffici adiacenti alla biblioteca, dove da qualche anno prestava inappagato i propri servizi. Non amava particolarmente il suo lavoro, né i ritmi serrati che gli imponeva, ma per fortuna o forse per disgrazia questo gli riusciva straordinariamente bene. Non aveva particolari ambizioni, si era rassegnato a una vita che forse qualcun’altro, o il caso, aveva scelto per lui. In passato però aveva avuto il coraggio di sognare. Aveva viaggiato in lungo e largo durante i suoi studi superiori, si era appassionato alle culture straniere, soprattutto a quelle meno note e più lontane, apprezzava particolarmente l’arte e forse sapeva ancora riconoscerla, quando la incontrava.


La bella e straniera signora era solita intrattenersi passeggiando tra le popolose vie del piccolo centro, ammirando le grandi vetrine agghindate da folte ghirlande e drappeggianti tende, e frequentando d’abitudine le altolocate mogli dei più influenti signori del paese. Si incontravano ogni pomeriggio puntuali nel Café del Civico 13, il Café più chic di tutto il borgo. Un salotto francese, tutto fronzoli e lustrini, dagli arredi raffinati, eleganti porcellane minuziosamente dipinte a mano e preziosi centrini di pregiato e avana macramè. Gli assidui incontri offrivano loro l’occasione di evadere dalla loro noiosissima e soporifera vita elitaria, sorseggiando un prezioso Mimosa esalante le note del più costoso Champagne e scambiandosi elettrizzate le più intime confidenze sulle loro avventure romantiche, coniugali e non. Ora si intrattenevano a osservare vogliose lo statuario corpo dell’uomo seduto al loro fianco, ora si scambiavano sorrisetti maliziosi e complici, sfidandosi a richiamare su di sé tutta la sua smania ed attenzione. Erano differenti, eppure tutte equamente meravigliose. Elegantemente ricoperte da stoffe rare e delicate, indossavano di consueto una lingerie ancor più costosa, che accarezzava morbida e leggera le loro seducenti e prosperose forme. Erano talmente splendide, che chiunque le incontrasse non poteva fare a meno di fermarsi ad ammirarle libidinoso e incantato. Attiravano allo stesso tempo e con la stessa brutale intensità le più sfrenate fantasie degli uomini e le più aspre gelosie delle mogli.


Fu proprio davanti al prestigioso Café che, un giorno qualunque, l'affascinante signora e lo scialbo uomo, casualmente, si incontrarono. Non appartenevano allo stesso mondo, né condividevano le stesse possibilità. Fiera e dall’arrogante aria borghese lei, miserabile e visibilmente angosciato lui. Due facce stridenti e opposte della complessa e mutevole società in cui loro stessi vivevano. E forse fu proprio perché preso dal suo tormento interiore che l’uomo, al cospetto dell’ambiziosa venere, non la degnò neanche di uno sguardo. E forse fu proprio per la stessa ragione che lei, per capriccio o per provocazione, insolente gli si avvicinò. Fu un incontro extrasensoriale. Si raccontarono moltissime storie, di viaggi e di vita lontana, sorseggiando distratti un aromatico tè dello Sri Lanka. I loro pensieri, turbolenti e profondi, come onde del mare in tempesta si scontravano e accavallavano, mentre le loro anime, come nastri di purissima seta, si scivolavano lievi l’una sull’altra, accarezzandosi insidiose e sensuali. Fu una esperienza inebriante e singolare per entrambi. Mai avevano provato una passione tanto sfrenata, mai avevano sentito un godimento interiore così pronunciato. Fu un vero e proprio orgasmo dell’anima, un momento di passione violenta che si consumò integrale al tavolo del bar, a cuori aperti e vestiti addosso.

I due svuotati ed esausti, giunti al termine del faticoso amplesso, con gratitudine si congedarono. Scioccati dalla paradossale esperienza, e a passo insolitamente svelto si diressero briosi, ciascuno alla propria casa. Quella notte, dopo un tempo abbondante e per questo a tutti sembrato infinito, attirarono a sé i rispettivi coniugi e con struggente desiderio li amarono.


Lady Margot

Il Café del Civico 13 - un racconto breve pubblicato sul sito web Lady Margot Stories







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