A Lucio
Caro Lucio,
è da un po' che volevo scriverti. Spero che questa lettera ti trovi bene, ovunque tu sia. Ascolto la tua musica e leggo le tue poesie da così tanto tempo che ormai non saprei proprio collocare temporalmente il nostro primo incontro. Certo è, che con te, è stato sin da subito grande amore. Hai fatto, senza saperlo, da sottofondo a gran parte del mio vissuto. E mi sconvolge ancora rendermi conto che per ogni momento cruciale, ogni occasione io riesca a trovare ancora una tua canzone che naturalmente ci si adatti. Alcune di esse, le vivo un po' come squarci nello spazio-tempo, perché mi riportano all’infanzia, a quando di domenica seduta in auto accanto a mio padre, mi piaceva canticchiare i tuoi testi a squarciagola, senza mai capirci molto. Eppure già mi stavi scorrendo dentro.
La maggior parte del tuo repertorio l’ho scoperto solo più avanti negli anni dell’università, negli anni di subbuglio interiore, di cambiamento, di evoluzione, di conoscenza, di speranza, di oblio e di sperimentazione. Sono stati anni fugaci, violenti, impetuosi, scandalosi, agitati, tormentati. E tu, comunque, avevi già pubblicato canzoni che rispecchiavano perfettamente il mio mare interiore. Tu avevi già navigato quelle acque e imparato a dominarne le correnti. Io ancora no. Perciò a tratti è stato come avere nel cuore una bussola, forse una stella polare, non tanto da seguire ma forse più da ammirare. E persino adesso che quella giovane ragazza acerba, sempre intransigente, impavida e troppo impertinente, ha finalmente lasciato il posto alla donna un pò più docile, paziente e radicata che nel mio corpo ora risiede, ancora una volta le tue canzoni si adattano, o meglio riadattano, meravigliosamente alla mia metamorfosi interiore.
Non saprei dire quale sia la mia canzone (tua) preferita. Non credo ce ne sia una. Le tiro fuori e le indosso sempre tutte, così come si fa con dei vecchi gioielli di famiglia, per poi decidere quale meglio si accosti alle incombenti circostanze. Ho pensato per un attimo di riportare qui alcune brillanti citazioni del tuo lavoro, le mie frasi preferite, in segno di rispetto, di attenzione, ma nello stesso istante in cui l’ho pensato, mi sono resa conto di quanto questa idea in realtà fosse futile. Il tuo genio non ha alcun bisogno di un mezzo in cui diffondersi, in quanto esso stesso è il mezzo.
Caro Lucio, con questa lettera volevo solo esprimere tutta la gratitudine che provo ogni volta che ti ascolto. Ti ringrazio infinitamente per i preziosi doni che ci hai lasciato in prestito su questa Terra. Spero risuonino anche lì dove ora tu trionfante risiedi.
Stammi bene!
LM
P.S. già vivevo in Germania quando ho scoperto che la tua “Futura” nasceva nel 1979 in una Berlino ancora divisa dal Muro. Mi sento un po’ malinconica quando ci penso, ma non saprei proprio dirti il perché! Te la lascio qui, magari ogni tanto ti va di riascoltarla! Ciao!
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